CONOSCI PISTOIA?
FESTA DEL PATRONO SAN JACOPO
- 25 LUGLIO -
San Jacopo Apostolo
Giacomo (Jacopo o Iacopo), figlio di Zebedeo e Salome, fu, insieme al
fratello Giovanni, uno dei dodici apostoli; comunemente detto il Maggiore per distinguerlo da Giacomo di Alfeo, detto
il Minore.
Pescatore
fu chiamato da Gesù figlio del Tuono (come il fratello Giovanni), si contraddistinse per lo spiccato
carattere, irruento e impetuoso, dopo la Pentecoste predicò il Vangelo in
Giudea e Samaria per poi spostarsi fino in Spagna. Una volta ritornato in
Gerusalemme, nel 42 d.c.. fu il primo apostolo a
subire il martirio di spada, per volere di Erode Agrippa.
A Santiago
Il suo
corpo, traslato in Spagna sarà ritrovato molti secoli dopo in una remota
località della Galiza, grazie alla miracolosa indicazione di una stella. Da
quel momento, il posto, chiamato Campus Stellae divenne con il nome
di Santiago de Compostela (in ricordo di San Giacomo, Jago in
spagnolo) luogo di pellegrinaggio di numerosi fedeli giunti da ogni parte del
mondo.
Nella
memoria collettiva e nell’iconografia artistica è comunemente
rappresentato con gli attributi tipici del pellegrino, quali il bastone, la
zucca, il largo cappello, la bisaccia e la conchiglia (con precisione una
capesanta, la valva simbolo del pellegrinaggio a Compostela che, secondo la
tradizione, veniva raccolta sulla spiaggia di Finisterre).
Com'è arrivato il culto di San
Jacopo a Pistoia?
Il
patrono di Pistoia in origine era San Zeno, che fu però soppiantato dal
più celebre San Jacopo nel XII secolo, in seguito all'azione di Atto, vescovo
di Pistoia.
Durante il suo mandato, la carica vescovile viveva momenti di forte tensione con il nuovo potere comunale ed era minacciata nella sua autorità. Atto, così, che era un uomo di fede ma anche un abile conoscitore dei meccanismi terreni, decise di promuovere un culto già presente in città: quello di San Giacomo, uno dei santi più venerati nel Medioevo.
Approfittando dei suoi buoni rapporti con l'Arcivescovo di Compostela, nel 1144 riuscì addirittura a farsi mandare una reliquia del santo: un (presunto) frammento osseo della testa di Giacomo, che divenne il nuovo patrono della cittadina col nome toscanizzato di San Jacopo.
Questo gesto politico, oltre che religioso, aumentò così in un colpo la rilevanza di Pistoia come meta di pellegrinaggi, i traffici e le entrate che la interessavano e insieme l'autorità del vescovado rispetto a quella del nascente Comune.
Durante il suo mandato, la carica vescovile viveva momenti di forte tensione con il nuovo potere comunale ed era minacciata nella sua autorità. Atto, così, che era un uomo di fede ma anche un abile conoscitore dei meccanismi terreni, decise di promuovere un culto già presente in città: quello di San Giacomo, uno dei santi più venerati nel Medioevo.
Approfittando dei suoi buoni rapporti con l'Arcivescovo di Compostela, nel 1144 riuscì addirittura a farsi mandare una reliquia del santo: un (presunto) frammento osseo della testa di Giacomo, che divenne il nuovo patrono della cittadina col nome toscanizzato di San Jacopo.
Questo gesto politico, oltre che religioso, aumentò così in un colpo la rilevanza di Pistoia come meta di pellegrinaggi, i traffici e le entrate che la interessavano e insieme l'autorità del vescovado rispetto a quella del nascente Comune.
La
chiesa, edificata come solenne ringraziamento, è da identificarsi con quella
di San Iacopo in Castellare (adesso chiusa e da restaurare) la cui
storia è indiretta testimonianza del primo embrione del culto jacobeo in
Pistoia, molto prima dell’arrivo della reliquia da Compostela. La
sacra capsella contenente il frammento di San Giacomo, una volta
giunta a Pistoia doveva trovare solenne collocamento in un altare consacrato a
ciò “in basilica nostre matris Pistoriensis ecclesia”. Per questo motivo, il
presule Atto dette subito disposizione di costruire un altare predisposto a
ciò, il quale, a sua volta, sarà più tardi inserito entro una cappella dedicata
al santo, ricostruita, dopo l’incendio del 1204, in quelle forme gotiche che
manterrà, inalterate, fino alla soppressione ricciana del 1784. La Cappella
trovò collocazione nelle prime due campate della navata sinistra della
Cattedrale di San Zeno, delimitata da un’elegante cancellata in ferro e dotata
di una porta dei pellegrini per l’accesso diretto dall’esterno, ed
assumendo, nella sua piena autonomia rispetto al resto dell’edificio che la
conteneva.
Grazie a
quella reliquia San Jacopo divenne il patrono di Pistoia e il suo culto venne
onorato anche con questo interminabile cammino, percorso da tanti pistoiesi,
verso la Galizia spagnola.
La festa
ricorre il 25 luglio, giorno di celebrazione liturgica nelle città che lo hanno
scelto come patrono, tra le quali le diocesi di Caltagirone e di Pistoia.
Con il
trascorrere dei secoli gli omaggi al santo sono aumentati anche attraverso le
più belle opere d'arte. Prima fra tutti l'altare argenteo che si trova
custodito in cattedrale.
La leggenda e la tradizione
E sulla
vetta del Duomo, nel 1721, comparve la statua del Santo Patrono, realizzata
dallo scultore Andrea Vaccà. E' quella stessa statua che ogni anno, la vigilia
del 25 luglio, festa di San'Jacopo, veste un mantellino rosso.
Alfredo
Chiti, nella «Guida di Pistoia», scrive «E' antica usanza, di ricoprire con un
pastranino o mantelletto rosso scarlatto, la statua del Santo nel giorno della
festività». Un'usanza che Chiti colloca fra il 1910 e il 1931.
Ma
perchè? E una leggenda antica a spiegarci il motivo di questa inopportuna
vestizione, nel bel mezzo dell'estate. «Pago a tutto caldo», diceva San Jacopo
ai creditori, e non pagava mai: si faceva trovare nel mese di luglio con un
addosso un mantello di lana rosso.
Questo
perchè, dice la leggenda, prima di darsi alla vita spirituale faceva il sensale
di cavalli. Acquistava i cavalli al mercato promettendo al venditore di saldare
il debito con il sopraggiungere del caldo, allorché si fosse tolto il cappotto.
E quando,
in pieno luglio, o sotto il solleone, il venditore si recava da Jacopo per
riscuotere il dovuto, lo trovava ancora incappottato e pronto a dichiarare che
«l'estate tardava a venire»
Così
vuole la leggenda tramandata nel corso dei secoli.
La
tradizione popolare volle onorare anche così la capacità del Santo Patrono di
convivere con il sacrificio. Poichè è sacrificio sopportare il solleone con un
pastrano di lana pesante addosso.
Una
figura altissima l'apostolo Giacomo, poi Santiago e per noi pistoiesi Sant'Jacopo,
vestito, da quasi un secolo dai vigili del fuoco. Gli unici che possono salire
fin lassù con l’autoscala che s’innalza verso la statua. Un momento regalato
alla storia religiosa della città. Pochi minuti che acquistano un valore
profondamente simbolico, chiaro a tutti.
Il vigile
del fuoco, sotto il sole di luglio, indossa la divisa. Non è leggera, come non
è leggero il pastranino di lana rossa.
Il vigile
del fuoco, anche sotto il sole rovente, si lancia tra le fiamme. Sotto il suo
mantello di lana il Santo faceva la carità.
Non sono
così lontani dunque, i vigili del fuoco e Sant’Jacopo.
Quel
vigile del fuoco che sale sul tetto della Cattedrale con il mantello rosso fra
le mani onora il sacrificio più alto, il sacrificio della vita.
Nella
tradizione popolare, accanto al pubblico divertimento della fiera e del palio,
si snoda tutta una serie di usanze culinarie legate ai pranzi in famiglia fatti
di berlingozzi e brigidini, uva saiacopa e mele saiacope, maccheroni all’anatra
muta con fagiolini serpentini.
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Francesca Funari Melani
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